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Opere minori di Dante Alighieri
- Titel
- Opere minori di Dante Alighieri
- Autor
- Dante, Alighieri
- Sonstige Person
- Pederzini, ...
- Fraticelli, Pietro
- Trivulzio, Giovanni Giacomo Teodoro
- Quadrio, Francesco Saverio
- Verleger
- Rossi-Romano
- Erscheinungsort
- Napoli
- Erscheinungsdatum
- 1855
- Umfang
- [3] Blätter, 648 Seiten, [1] Blatt
- Sprache
- Italienisch
- Signatur
- 23.8.2402
- Vorlage
- SLUB Dresden
- Digitalisat
- SLUB Dresden
- Lizenz-/Rechtehinweis
- Public Domain Mark 1.0
- URN
- urn:nbn:de:bsz:14-db-id17368431413
- PURL
- http://digital.slub-dresden.de/id1736843141
- OAI-Identifier
- oai:de:slub-dresden:db:id-1736843141
- SLUB-Katalog (PPN)
- 1736843141
- Sammlungen
- Saxonica
- Bibliotheca Dantea – König Johanns Dantebibliothek
- LDP: SLUB
- Strukturtyp
- Monographie
- Parlamentsperiode
- -
- Wahlperiode
- -
- Titel
- Sulle Poesie Liriche Che Si Hanno A Stampa Col Nome Di Dante Alighieri
- Autor
- Fraticelli, Pietro
- Digitalisat
- SLUB Dresden
- Strukturtyp
- Kapitel
- Parlamentsperiode
- -
- Wahlperiode
- -
Inhaltsverzeichnis
- MonographieOpere minori di Dante Alighieri -
- AbbildungDante Alighieri -
- TitelblattTitelblatt -
- KapitelSulle Poesie Liriche Che Si Hanno A Stampa Col Nome Di Dante ... 1
- KapitelParte Prima. Poesie Liriche, Rime Sacre Con Lillustrazioni Del ... 93
- KapitelParte Seconda. Convito 205
- KapitelParte Terza. De Vulgari Eloquio E Vita Nuova 423
- KapitelLa Vita Nuova A Corretta Lezione Ridotta E Con Illustratzioni ... 549
- InhaltsverzeichnisInhaltsverzeichnis -
- Titel
- Opere minori di Dante Alighieri
- Autor
- Links
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10 RAGIONAMENTO FILOLOGICO-CIITICO meritamente 1’ encomio , dovremo dire che 1’ Alighieri non tanto debb’ essere, siccome il Petrarca , reputato il Padre della lingua nostra , quanto il principe della Poesia Li rica Italiana. Questi due fondatori della nostra Lette ratura vennero peraltro da natura largiti di genio disparatissimo. Quindi se non può fra di loro istituirsi un parallelo, che presenti molli lati ad un esatto e pieno confronto , può bensì venir tracciato in quei punti nei quali più particolarmente si avvicinano. Il Petrarca fu uomo di lettere piuttosto che di stato ; 1’ Alighieri fu guerriero, uo mo di stato insieme e di lettere. Il primo si condusse ognora cauto, deferente, lontano dalle gare cittadine ; il secondo fu sempre fiero, inflessibile, animoso nei contrasti. Dante cacciato dalla sua patria, odiato e perseguito dalla fazione dei Guelfi, privo, per la con fisca delle sue sostanze, dei mezzi per con durre una vita conveniente alla sua condi zione, angustiato in modo che, pieno il cuore di risentimento e di amarezza, dovè dire in persona di sè medesimo: Tu proverai sì come sa di sale Lo pane altrui, e com’ è duro calle Lo scendere e ’l salir per 1’ altrui scale, Par. xvii, 53. visse ognora ramingo, travagliato ed infeli ce. Messer Francesco, riverito e rispettato da tutti , caro fino dalia sua giovinezza al popolo e ai grandi, ambito dai Principi e dai Re, possessore dei mezzi per vivere a- giatamente , viaggiatore per propria istru zione e diletto , condusse sempre una vita piuttosto beata ed avventurosa. Si direbbe che la Fortuna accordossi colla Natura a disgiunger l’uno dall’altro per una assai ri marcabile discrepanza. Di qui anche la di versità del loro carattere, e quindi delle o- pere loro. Ambedue però dotati di un cuor sensibile e gentile , d’ un animo generoso e magna nimo, provarono le fiamme di un affetto ve race e costante, sentirono gli impulsi di un grande e pietoso amore di patria: ambedue intenti ad alzarsi sopra la folla degli uomini volgari per mezzo dell’ ingegno e della dot trina, fecero loro continuo studio quello delle filosofiche discipline, loro esercizio prediletto quello del dire per rima. Alcuni dei loro versi lirici si aggirano intorno ad argomenti morali, e fanno risplendere di una bella luce le derelitte virtù; altri, dettati con tutta la forza di un liberale entusiasmo , han per iscopo di vituperare le cittadine discordie, e richiamare i dissidenti fratelli alla unione e alla pace; molti parlano o del tormento che lor cagionarono gli amorosi sospiri, o delle lodi dell’ oggetto amato, che in lor destò la più dolce delle passioni. A raggiunger per tanto lo scopo che ci siamo prefisso, noi ci limiteremo a considerare questi due sommi genii sotto l’aspetto di lirici moralisti, pin darici ed erotici. Che la natura e l’arte concorressero a for mare in Dante un eccellente poeta , già lo abbiamo accennato nel precedente Capitolo. D’altronde chi fia se non un Retore pedante o uno Straniero invidioso, che porre in dub bio il volesse ? Dante, non meno del Pe trarca , ebbe un ingegno grandissimo , che si venne poi maravigliosamente sviluppando coll’ assiduo studio di ogni ottima disciplina. Arte grandissima si riconosce nelle opere del Petrarca, arte non punto minore può ravvi sarsi nelle opere dell’Alighieri. Lo studio principale di Dante, dice Leo nardo Bruni (1), fu poesia, non sterile, nè povera, nè fantastica, ma fecondata, arric chita e stabilita da vera scienza e da molte discipline. Imperciocché sono due le specie dei poeti: una per interna astrazione di mente; l’altra per iscienza, per isludio, per disci plina, arte e prudenza; e di questa seconda specie fu Dante ; perocché per isludio di Filosofia, Teologia, Astrologia, Aritmetica e Geometria, per lezioni di storie, per rivolu zione di molti e vari libri vigilando e su dando negli studi , acquistò la scienza , la quale dovea ornare ed esplicare co’suoi versi. — « Il piacere di rivivere nella sua gio ventù (dice Ugo Foscolo (2) ), d’incontrar Laura ad ogni verso, di esaminare la sloria del proprio cuore, e fors’ anco la coscienza, che alla fin fine di raro inganna gli autori rispetto alle migliori opere loro, indusse il Petrarca, già fatto vecchio, a dare tal per fezione a’ suoi versi d’ amore , che non fu mai raggiunta per verun altro scrittore Ita liano, e che non avrebbe potuta egli stesso recare più oltre, secondo che ei medesimo ne pensava. Se non si conservassero tuttora i suoi manoscritti, sarebbe impossibile im maginare o credere le indefesse fatiche da lui sostenute nella emendazione de’suoi versi. Quando alcun pensiero gli occorreva alla mente, ei lo notava così: Io aveva qualche intenzione di trasporre questi versi , e di fare che il primo divenisse V ultimo , ma noi feci per grazia dell’ armonia; il primo allora sarebbe stato più sonoro, e l’ ulti mo meno , che è contro regola, perchè il fine dovrebbe essere più armonioso del prin cipio. Talora egli diceva : Il cominciamento è buono , ma non è patetico abbastanza. In alcuni luoghi si suggeriva di ripetere le stesse parole , piuttosto che gli stessi con cetti. In altri giudicava meglio di non mol- (I) Vita di Dante. (2) Saggi sopra il Petrarca,Fir.1824, p. 47.
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